MAURO GIOVANARDI IL MIO STILE

MAURO GIOVANARDI IL MIO STILE

Lunedì 31 ottobre 2016 – ore 21:00

L’Associazione Teatro Aperto è lieta di annunciare :
MAURO ERMANNO GIOVANARDI
che presenta “Il Mio Stile”
In un set acustico accompagnato da Marco Cosma Vignera Carusino

“Come tutti al mondo
un giorno dovrò dire addio
ma se c’è un segno
che posso lasciare
voglio che almeno sia il mio”

Il cantautore meneghino ex leader dei La Crus ha intrapreso da qualche anno la sua carriera solistica producendo lavori sempre intensi e di alta qualità, che lo hanno portato a Sanremo nel 2011 con Io Confesso, vincitrice morale di quella edizione, nel 2013 con il Sinfonico Honolulu, l’unica orchestra di ukulele italiana, a vincere la Targa Tenco come Miglior Interprete, e nel 2015 la Targa Tenco come Miglior Album dell’Anno con Il Mio Stile.
Accompagnato dal l’ormai fedelissimo Marco Cosma Vignera Carusino si esibirà in una serata speciale con un concerto dai toni western morriconiani tanto cari ai due musicisti che calcheranno il palco del Teatro Asparetto

A quattro anni dall’ultimo CD di inediti che lo portò sul palco dell’Ariston con Io Confesso, e a due dal fortunato lavoro con i Sinfonico Honolulu che gli è valso la Targa Tenco 2013 come miglior interprete, Mauro Ermanno Giovanardi (Joe), ritorna finalmente con un suo album tutto nuovo, prodotto da Produzioni Fuorivia, distribuito da EGEA e con la produzione artistica di Leziero Rescigno e Roberto Vernetti con il contributo irrinunciabile dello stesso Giovanardi: Il Mio Stile.

Così si racconta:
“Ognuno di noi è la somma delle proprie esperienze, che quotidianamente si stratificano come a formare una Millefoglie, che cambia forma e sapore con l’andare del tempo, delle prove vinte e perse, del proprio vissuto. Per un artista fare il punto della situazione, vuol dire far assaporare questo dolce nei diversi momenti di lievitazione;Oggi avrà un gusto diverso da quello di ieri, che sarà necessariamente diverso da quello di domani.Mi sono chiesto allora cosa sono oggi e come mi vedo. Qual è il Mio Stile.
E se dovessi definirlo di getto direi che ha un passato che affonda le sue radici nel post punk e nella new wave, con la fascinazione da sempre per i grandi crooner, condito da uno spirito e un’attitudine R’n’R, con la passione per le colonne sonore, e dove la parola regna su tutto.
Con la consapevolezza che questo viaggio personale deve essere percorso sempre coi piedi ben piantati nel III Millennio, fare i conti con il quotidiano e soprattutto fuggire dalla retorica e dal manierismo”.
IL MIO STILE mutua il suo nome dall’unica cover presente nel nuovo disco, Il Tuo Stile di Leo Ferrè, brano potente, dove ogni parola è un macigno e col quale cimentarsi è un’impresa. “Dopo anni di elaborazione ho trovato la mia chiave di lettura. Malsana, ruvida, ispirata. Maledettamente punk. Ed è una scelta precisa che sposta necessariamente le coordinate”.

Disincantato, sexy, soul, sincero, e sempre con tanto immaginario cinematografico: così si potrebbe sintetizzare lo spirito di questa nuova raccolta di testi e musica, pensata come un film a episodi coi colori della Nouvelle Vague e del cinema di Quentin Tarantino.

Il disco si apre con un trittico dalle sfumature Black e segna il passo a ricette mai sperimentate. Soul Kitchen. L’esempio più eclatante è il gospel di Se C’E’ Un Dio, dagli inediti toni letterali, mai così espliciti ed ironici fino ad ora.
Tre Volte invece è una ballata dalle atmosfere calde e delicate, che rimandano direttamente a un club newyorkese quartiere Harlem.
Tarantino, Morricone e l’immaginario da Grande Frontiera aleggiano in Aspetta Un Attimo, che con il sorriso del sarcasmo, si scrolla di dosso finzioni e superficialità di un rapporto, come la polvere dalla sella, con un secco colpo di mano. In Quando Suono (primo singolo in rotazione radiofonica che anticipa l’album) il mood si sposta in direzione oltralpe, prende una boccata d’aria e indossa le Repetto di Monsieur Gainsbourg. La musica è salvifica, nonostante tutto.
I toni poi mutano in Nel Centro Di Milano, il clima è quello del bianco e nero del neorealismo, e l’ispirazione il Luchino Visconti in salsa meneghina. Evocativa e novembrina al punto giusto. Nuda ed intima, essenziale anche nell’arrangiamento. Malinconia che rinnova il cuore. Uno dei momenti più intensi dell’intero lavoro.
Infine, altro passaggio insolito, è Come Esistere Anch’Io, brano scritto e cantato in prima persona femminile. Se in Se C’E’ Un Dio la preghiera si fa profana, qui sicuramente è sacra: un’invocazione, una ricerca di identità e del proprio posto nel mondo, che inizia con una citazione che arriva dritta dritta da Sant’Agostino: “Rendimi casta mio dio, ma ti prego non subito”.
Completano il disco i brani Sono Come mi vedi, Su Una Lama, Più notte di così e Anche Senza Parlare, quest’ultima scritta per Giovanardi dalla mano di Gianmaria Testa.

Dal punto di vista musicale, c’è stata la volontà a priori di mettere nuova linfa nella tavolozza delle suggestioni. Un combo di fiati più ricco del solito (Max Zanotti Trombone, Davide Ghidoni Tromba e Gabriele Bolognesi Sax e legni), e la scelta di non usare più l’orchestra d’archi, ma un quartetto vocale di prim’ordine che ha reso il tutto più fresco ed originale. Le parti prima del I e II violini, sono affidate ora alle voci di Paul Rosette, Sherrita Duran, Silvio Pozzoli e Barbara Cavaleri: le melodie rimangono stampate i n testa comunque, ma sono meno drammatiche, epiche. Di una leggerezza pensosa avrebbe detto Calvino nelle lezioni americane.

Si sono qui
con poco in tasca
ma va bene così
vivo dei sogni che vedo
e imparo l’arte
di chi non urla forte,
questo sono io

Mauro Ermanno Giovanardi

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