ANTONIO REZZA Pitecus
Venerdì 18 marzo 2016 – ore 21:00
PITECUS
di Flavia Mastrella Antonio Rezza
con ANTONIO REZZA
Pria che l’uomo canti due volte e rinneghi il suo spirito libero, lì, a
contatto di gallo, l’uomo alzerà gomito e cresta e cozzerà le sue basse
ambizioni contro un soffitto di inutile speranza
Gidio è chiuso in casa, Fiorenzo, uomo limbo, sta male fisicamente; il professor
Stella, videodittatore dipendente, mostra a migliaia di telespettatori alcuni
malati terminali, un padre logorroico non si capacita dell’omosessualità del
figlio; Saverio, disinvolto ed emancipato, prende la vita così come viene,
cosciente del suo fascino fuggevole. Mirella prega intensamente le divinità per
essere assunta alle poste, Roscio, di nome e di fatto, frequenta una nuova
compagnia di amici che! lo sbeffeggiano a tracotanza. La bella addormentata
non prende sonno ed il re, stanco di fasce e capricci, tenta di asfissiare il
corpicino bambino. Un giovane studente ha un rapporto conflittuale con la
radiosveglia mentre mariti annoiati e lussuriosi vengono rapiti dal fascino
indiscreto del solito Saverio, borghese che miete amori ed affitta sentimenti.
Un nuovo dibattito a tinte fosche analizza il rapporto uomo-droga, un signore
solo e mediocre adotta Fernando Rattazzi a distanza, due ragazzi restano a
piedi e sfidano le leggi della sopportazione, uomini che tentano di godersi
sprazzi di libertà ma, proprio perché a sprazzi, non la riconoscono più. Giovani
handicappati incattiviti e solidali si scagliano contro creato e convinzioni, esseri
senza ottimismo dividono il proprio corpo pur mantenendo intatto l’istinto
luciferino.
Questi personaggi parlano un dialetto frastagliato e tronco, si muovono
nervosetti, fanno capolino dalle! fessure e dai buchi dei vasi di stoffa variopinti,
i menti! e le ca poccette pensanti spuntano e si alternano dalle sete, dalle reti e
dalla juta dando il senso di quartieri popolari affollati dove il gioco e la fantasia
alzano il vessillo dell’incomprensione media. Il quadro di scena è la scenografia
mista al costume, ogni storia ha il suo habitat, ogni personaggio un corpetto
diverso e mortificato.
E’ uno spettacolo che analizza il rapporto tra l’uomo e le sue perversioni:
laureati, sfaticati, giovani e disperati alla ricerca di un occasione che ne
accresca le tasche e la fama, pluridecorati alla moralità che speculano sulle
disgrazie altrui, vecchi in cerca di un’identità che li aiuti ad ammazzare il
tempo prima che il tempo ammazzi loro, persone che tirano avanti una vita
ormai abitudinaria, individui che vendono il proprio corpo in cambio di un
benessere puramente materiale, esseri che viaggiano per arricchire
competenze culturali esteriori e superficiali.
PITECUS racconta storie di tanti pe! rsonaggi, un andirivieni di gente che vive in
un microcosmo disordinato: stracci di realtà si susseguono senza filo
conduttore, sublimi cattiverie rendono comici ed aggressivi anche argomenti
delicati. Non esistono rappresentazioni positive, ognuno si accontenta, tutti si
sentono vittime, lavorano per nascondersi, comprano sentimenti e dignità, non
amano, creano piattume e disservizio.
I personaggi sono brutti somaticamente ed interiormente, sprigionano
qualunquismo a pieni pori, sprofondano nell’anonimato ma, grazie al loro
narcisismo, sono convinti di essere originali, contemporanei e, nei casi più
sfacciati, avanguardisti. Parlano un dialetto misto, sono molto colorati, si
muovono nervosi e, attraverso la recitazione, assumono forme mitiche e
caricaturali, quasi fumettistiche.
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